mercoledì 11 giugno 2008

Il Paradigma dell'Arte Moderna


C'è un filo sottile, praticamente invisibile, che lega ogni forma di cambiamento. Si produce un vero cambiamento quando si riesce a modificare il paradigma di base che influenza, controlla e domina lo sviluppo del pensiero logico-razionale finalizzato ad affrontare i problemi della vita e dell'esistenza.

"Il paradigma svolge un ruolo allo stesso tempo sotterraneo e sovrano in ogni teoria, dottrina o ideologia. Il paradigma è inconscio, ma irriga il pensiero cosciente, lo controlla e , in questo senso, è anche sovracosciente. Il paradigma istituisce le relazioni primordiali che si costituiscono in azioni, determina i concetti, domina i discorsi e le teorie.." (E. Morin).

Viviamo ancora immersi nel paradigma cartesiano che si è imposto a partire dal XVI secolo, periodo in cui avviene l'immediato declino del pensiero alchemico. "Il paradigma cartesiano disgiunge il soggetto e l'oggetto, ciascuno con la propria sfera: da una parte la filosofia e la ricerca riflessiva, dall'altra la scienza e la ricerca oggettiva. Questa dissociazione tra interno ed esterno, soggettivo e oggettivo, anima e corpo, spirito e materia, qualità e quantità, finalità e casualità, sentimento e ragione, libertà e determinismo, esistenza ed essenza determina i Concetti sovrani e la relazione logica: la disgiunzione.

Questa visione determina un doppia percezione del mondo che si traduce di fatto in uno sdoppiamento dello stesso mondo. L'arte moderna nasce da questa precisa consapevolezza della disgiunzione determinata dal paradigma cartesiano in ogni aspetto della vita e della società.

Da una parte si percepisce un mondo di oggetti sottoposti ad osservazioni, sperimentazioni, manipolazioni, per cui l'arte imita il metodo scientifico sottoponendo l'oggetto ad una indagine logica/sensibile che gradualmente giunge a deformare la percezione oggettiva della realtà (Van Gogh). Dall'altra si "impongono" all'attenzione un mondo di soggetti che si pongono problemi di esistenza, di comunicazione, di coscienza e di destino (Gauguin) e sono in grado di rappresentare una diversa visione della realtà producendo immagini "semplici" e "intense", cariche dei simboli della trasformazione.

Esistono quindi, all'interno dell'universo creato dal paradigma cartesiano, due modalità di percezione che operano in forma disgiunta. Entrambe possono chiarire e accecare, rivelare e occultare, poiché in seno al'Arte Moderna si dibatte il tema del significato della verità oggettiva o soggettiva e l'eterno gioco della
verità.

L'Arte Moderna si configura come il tentativo della mente di superare ogni forma di dualismo innescato dal paradigma cartesiano, procedendo dai due estremi immaginari (oggettività e soggettività) verso un ipotetico punto di congiunzione centrale (il ruscello). Se si procede a studiare la distorsione della percezione generata dal paradigma nel subconscio, si può giungere a comprendere il processo che lega la percezione all'arte, l'arte alla coscienza e la coscienza all'azione finalizzata a un cambiamento del paradigma.

L'arte tende sempre all'unità sia cerebrale che biosocioculturale ed è, per sua intrinseca natura, una tecnica alchemica di ricomposizione del maschile nel femminile e viceversa.

Gauguin dipinge il cavallo bianco sulla riva di un ruscello. E' da solo, libero da ogni forma di giogo umano (sovracosciente). Simbolo della mente che integra la percezione simbolica della realtà nella visione oggettiva dei soggetti, il cavallo diventa l'emblema della liberazione della mente dall'influenza paradigmatica. Sullo sfondo i due cavalieri, metafora della dualità della percezione rivolta separatamente all'interno o all'esterno di se stessi, si allontanano nel silenzio enigmatico della foresta, luogo per eccellenza della manifestazione "iperconscia" della verità (la favola di Hans e Gretel)

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